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Ravenna, 2mila bottiglie invecchiano nel relitto di una piattaforma | Tenuta del Paguro

Ravenna, 2mila bottiglie invecchiano nel relitto di una piattaforma

Articolo apparso su il Sole24ore

14 luglio 2014

Un po’ di archeologia industriale, la voglia di imboccare strade inconsuete, un pizzico di romanticismo. Così nasce un nuovo progetto vinicolo sull’Adriatico.

Riemergono dal mare, dopo essere stata cullate dalle onde dell’Adriatico tra i sei e i dodici mesi a trenta metri di profondità e a una temperatura costante di 13 gradi centigradi. Sono le bottiglie di Merlot, Cabernet, Sangiovese e Albana che la Tenuta del Paguro presenta quest’anno ai mercati mondiali. Un progetto che non a caso nasce a Ravenna, lì dove nel settembre del 1965 la piattaforma metanifera Agip del Paguro sprofondò negli abissi per diventare, trent’anni dopo, un’oasi naturalistica sottomarina di specie protette. Lì dove il sapore dell’antica capitale dell’impero bizantino e la moderna visione del polo petrolchimico si incontrano per creare un vino “salso” (salato), come lo chiamavano gli antichi romani, che non acetifica mai, capace di conquistare i palati mondiali.

Aste online per le bottiglie invecchiate in mare

“L’idea è nata nel 2010, vedendo una bottiglia di vetro che galleggiava a riva, e prende ora ufficialmente il via a livello commerciale dopo un anno di test”, spiega Gianluca Grilli che con il socio Raffaele Ravaglia, compagno di avventure subacquee e di passione enologica, ha venduto le prime 300 bottiglie invecchiate in mare attraverso specifiche aste online a un prezzo medio di un centinaio di euro l’una. Ora ci sono 2mila bottiglie dei quattro vini più rappresentativi della Romagna – con i nomi di quattro crostacei che abitano il relitto petrolifero in fondo al mare – immerse nell’oasi del Paguro, un’area di duecento metri di diametro a Porto Corsini: l’astice Merlot, lo scampo Cabernet, il paguro Sangiovese e la canocchia Albana.

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Un “remuage” naturale sui fondali

“Abbiamo appena immerso anche 800 bottiglie di Sangiovese Riserva del 2009”, aggiunge Grilli, spiegando che tutte le bottiglie “vengono calate all’interno di grandi ceste d’acciaio ancorate sui fondali, che possono basculare riproducendo il remuage del metodo champenoise utilizzato per la produzione dello spumante”. Del resto anche Veuve Cliquot ha recentemente varato un progetto simile nel mar Baltico.E anche il lago d’Iseo fa da “cantina d’invecchiamento” alle bottiglie dell’azienda Valcamonica.
Il vino, prodotto da una cantina di Brisighella, riemerge dopo mesi in balia dei flutti (e sotto la sorveglianza dell’associazione di subacquei Paguro) con un sapore più morbido, amalgamato, grazie alla differenza di pressione e all’assenza di luce e di sbalzi termici, e non invecchia più nel tempo.

Cento euro a bottiglia – Richieste da Londra e Hong Kong

“Contiamo di arrivare a 5mila, forse anche 10mila bottiglie a regime”, prevedono i due soci. Con un prezzo di cento euro a bottiglia – 150 euro per il Riserva – superare il milione di fatturato non sarà impresa ardua. Anche perché su questo esperimento nell’altissimo di gamma, anche nel packaging (scatole in pino marittimo tipico della Romagna ed etichette numerate scritte a mano) stanno già puntando gli occhi distributori europei, russi e asiatici: “In questo momento stiamo trattando con grossi gruppi di importatori a Londra e a Hong Kong”, conclude Grilli. Ma l’avventura è appena iniziata.

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